Un tragico epilogo
Ci siamo fatti dare l'indirizzo e siamo risaliti a un numero di telefono, a Uppsala, Svezia, ho chiamato. Ha risposto un signore con una vocina acuta: “Kilgore, haalo?” Ci sono andato cauto. Mi sono presentato come un collezionista italiano, amico del collezionista svizzero. Gli ho chiesto se, per caso, non ne avesse altre, di cartoline del genere.“E come mai? Ha qualche valore quella roba? Sa, le ho vendute al suo collega per soli trenta dollari… Comunque no, non ne ho più… però, la storia di quelle cartoline, è una storia divertente, se vuole gliela racconto…” non ha aspettato che rispondessi e si è messo a raccontarla, deve sentirsi solo, ho pensato: ma che fortuna, chiamavo proprio per quello...
Una storia tragica, altro che divertente. La riassumo io, lui è stato anche più duro. Un tipo simpatico, mr. Kilgore: preparatevi, è un pugno nello stomaco. Il padre di Kilgore, Kilgore Senior, era il padrone della pensione dove il nostro zio d'America dormiva, a Chicago. Una topaia orrenda, ricorda Klingore Jr., in una periferia altrettanto brutta. A quanto pare, quando la lettera del nostro misterioso nipote giunge in America - siamo nella primavera del ‘20 - lo zio è da poco morto. Già, morto. Esploso, insieme alla fornace, nell'acciaieria dove lavorava. Ai tempi la polizia era meno professionale, ma più pratica. Arrivano alla pensione con la busta già pronta: certificato di morte e un quarto di stipendio, la liquidazione da spedire ai parenti, in Svizzera. Nell’appartamento, sotto la porta, trovano una busta, la aprono, dentro ci sono la lettera e le cartoline; niente di interessante. Ricopiano il mittente, buttano la busta originale e infilano tutto insieme, liquidazione, certificato di morte e cartoline. Il corpo non c’è più, l’appartamento è vuoto: la faccenda è semplice. Escono in strada. Forse hanno fretta di farsi una birra, sugli scalini dell’ingresso trovano un ragazzino, nove anni, Kilgore Jr. Gli danno due cents e lo pregano, si fa per dire, di portare la busta alle poste e spedirla. Kilgore Jr., ragazzo di strada, furbo e scafato, gira l’angolo e apre la busta per vedere che ci sta dentro. Si intasca il quarto di liquidazione, si comprerà qualcosa, ma non ricorda cosa. Poco importa, dice. Lo mando a quel paese, in italiano, lui mi ignora e continua “…a quei tempi la gente la fottevi come niente, fottevi anche i morti, si figuri. Andava così… Le cartoline e la lettera le volli tenere, tutto qui, quelle immagini di montagne e grattacieli mi facevano un ridere, erano così ingenue…”
“Ora, comunque, ho bisogno di soldi, sa, la crisi c’è anche per i vecchietti come me. Sono in bolletta… abito nella terra di Ikea: non le interesserebbe un Abatjour Eppela? Lo vendo a poco, è quasi nuova…”
Testi: Kurt Sghei
Concetto originale: Adriano Heitmann
Le cartoline appartengono alla collezione di Giuseppe Haug
Ticino7 n°14
pubblicato il 27 marzo 2009
© Società Editrice Corriere del Ticino
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